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Cos’è la sostenibilità in ambito aziendale?

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“Voi che significato attribuite al termine sostenibilità in ambito aziendale?”.
Si è aperta così la lezione tenuta dal professor Marco Fasan: con una domanda rivolta ai masterini della sedicesima edizione.

Il professor Fasan ha quindi coinvolto gli alunni nella scoperta di un tema che, pur essendo molto attuale, è ancora a molti sconosciuto. Il docente ha dato inizialmente una prima definizione di sostenibilità aziendale.
La strategia dietro questo concetto vede l’unione delle tre dimensioni: economica, ambientale e sociale, con il fine ultimo di portare giovamento sia all’impresa come anche agli stakeholder.
Lo scopo aziendale rimane sempre la produzione di utile.

Il professor Fasan ha poi brevemente spiegato come questi concetti siano comparsi.

Negli anni ‘70, Milton Friedman, rappresentante della Shareholder View, spiegava come, secondo lui, la responsabilità di un’azienda fosse solamente quella di aumentare i profitti.
La tutela, ambientale o sociale, spettava a suo parere al governo e le società non dovevano quindi, per esempio, preoccuparsi di inquinare meno, anzi dovevano farlo fin dove consentito.

Questo però si è poi scontrato con la seconda grande teoria, quella degli stakeholder. Secondo questi, all’interno delle decisioni aziendali deve essere preso in considerazione il parere di qualsiasi tipo di entità che abbia interesse sul come l’azienda viene gestita (dipendenti, fornitori, ambiente). A questo punto la domanda sorge spontanea: è possibile che le due visioni possano coesistere?
Un’azienda che pone più attenzione nei confronti dei lavoratori, fornitori o anche agli impatti ambientali, riesce anche a restituire più valore economico-finanziario?

La risposta, visto l’attuale impegno di aziende di svariati settori, sembra essere affermativa. Anche le istituzioni si stanno muovendo in tal senso; ne sono un esempio gli accordi (accordo di Parigi, Green Deal etc.) che negli ultimi anni sono stati stipulati, i quali regolamentano l’agire delle imprese e dei privati.

La diretta conseguenza di tutto ciò è anche un’attenzione maggiore nella reportistica delle aziende quotate. Queste, infatti, devono oggi contenere al proprio interno delle informazioni riguardo la performance non finanziaria dell’impresa. E quindi anche riguardo gli impatti sociali e ambientali di questa.

In aggiunta a questo, è stata da poco introdotta all’interno dell’unione europea la “tassonomia green”. Questa regolamentazione, estremamente rivoluzionaria, definisce una serie di criteri e parametri tecnici per definire che cosa sia un’attività economica sostenibile.
In parole più semplici, permette a investitori e privati di comprendere se un finanziamento sia o meno sostenibile.

Gli studenti, guidati dal professor Fasan, hanno poi avuto la possibilità di analizzare l’Impact Report di Nike, comprendendo come un’azienda così grande cerchi di avvicinarsi ad una visione economico-finanziaria, ma anche sociale e ambientale, più sostenibile.

Articolo di
Greta Martini

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