Tra gli argomenti trattati al Master SBS troviamo gli esports. Un tema di cui si è molto dibattuto in questo ultimo periodo, soprattutto dopo la spinta che la pandemia ha dato al fenomeno.
Pur trattandosi di un argomento sulla bocca di molti, c’è molta confusione nella distinzione tra industria videoludica in senso lato ed esport.
Alberto Coco (Direttore Marketing Ubisoft Italia), con la sua testimonianza, ci ha aiutato in questo senso.
È entrato nel mondo del videogaming nel ’97, con una startup dedicata alla distribuzione di videogiochi, acquisita poi da Ubisoft.
Ha iniziato la sua carriera nella casa publisher, dove attualmente ricopre appunto il ruolo di direttore marketing della branca italiana del marchio.
Oltre a fare un excursus sul mercato italiano e mondiale degli esports, analizzando i dati principali come revenue e audience, il dottor Coco ci ha illustrato quelli che sono i fattori per poter distinguere un esport da un videogioco. Facendo chiarezza riguardo una tematica su cui altrimenti sarebbe facile trarre conclusioni non del tutto esatte.
I fattori per poter distinguere un esport da un videogioco
- La competizione. È un fattore fondamentale per riconoscere un videogioco da un esport. Un videogioco può intrattenere ma con la competizione diventa un vero e proprio spettacolo.
- Le regole. Devono basarsi sull’abilità dei giocatori e non sulla casualità. Questo sia per poter determinare l’effettiva bravura dei player che per dare una struttura non causale al gameplay stesso.
- Giocatori. Sembra un eufemismo, ma un videogioco con pochi player non svilupperà di conseguenza un circolo di giocatori altamente competitivi.
- Tornei. Senza questi eventi il videogioco rimane un’attività per passare il tempo libero. Invece, quello degli esport è un vero movimento che, come altri sport, vede anche dei montepremi rilevanti.
Olimpiadi ed esport
Fatte queste distinzioni, l’oggetto della discussione è cambiato molto rapidamente, arrivando a parlare della connotazione sportiva degli esport e del plausibile ingresso alle Olimpiadi.
A questo punto tra i masterini è sorta spontanea una domanda: “Come si pongono i publisher nei confronti di organizzazioni internazionali come il CIO?”
Una domanda così, dato il contesto ricco di implicazioni (partendo dall’etica per arrivare all’economia), non ha una risposta semplice.
Per cui il dottor Coco ci ha fatto riflettere, dopo un breve dibattito molto costruttivo, sulla difficoltà, ancor più grande in questo periodo storico, di riuscire a trovare una definizione universale per “sport”.
Tema che ancora in tanti non riescono a ricollegare al mondo dei videogiochi, dovuto anche al fatto che l’opinione (forse erronea) sui valori portati avanti da questa realtà, non coincida con gli ideali promossi dallo sport in senso più tradizionale.
Vorrei ringraziare personalmente Alberto Coco per la disponibilità mostrata per incontrarci, la chiarezza con il quale ha esposto gli argomenti e la capacità di farci ragionare in modo costruttivo su di un tema che trova punti di vista spesso opposti.
Articolo di Filippo Bonomi
Studente della XVII Edizione