Modelli organizzativi aziendali, sostenibilità del sistema calcistico europeo, competenze manageriali e crisi del modello italiano: questi alcuni dei temi trattati con KPMG, Luca Ferrari e Paolo Bedin, ospiti al Master SBS.
Giovedì 24 novembre abbiamo avuto il piacere di ospitare in aula KPMG, uno dei più importanti network di servizi professionali alle imprese. In particolare, abbiamo incontrato il Partner Marco Perrone, il Manager Umberto Mottura e la Consultant Marta Arenghi, tutti e tre provenienti dall’area Advisory.
KPMG e l’organizzazione aziendale
Durante la mattinata abbiamo approfondito alcuni temi di sostanziale rilevanza in ambito aziendale come il modello organizzativo, il modello di business e i concetti di struttura e cultura. Gli ospiti hanno messo in evidenza determinati aspetti lavorativi frutto delle loro esperienze. Tra i messaggi che hanno voluto trasmettere, in primo luogo, la necessità, al giorno d’oggi, di pensare in maniera dinamica e non statica: questo implica che ciò che oggi funziona bene domani probabilmente sarà già obsoleto.
Perciò, in questo contesto altamente mutevole, assume un ruolo fondamentale la raccolta dei dati, che devono essere accurati, tempestivi ed integri.
Verso il termine della mattinata ci siamo messi alla prova con un’esercitazione basata sulla costruzione di una nuova struttura organizzativa per un’azienda fittizia, di fronte alla necessità di risolvere alcune problematiche e tensioni interne. Abbiamo imparato che non esiste un modello organizzativo ideale, anzi questo cambia in base all’organizzazione stessa e anche a seconda del momento storico.
Dopo KPMG Luca Ferrari e Paolo Bedin, due eccellenze del mondo sportivo
Nel pomeriggio abbiamo avuto l’onore di ricevere da remoto Luca Ferrari e Paolo Bedin. Il primo è un avvocato, Partner di WithersWorldWide e responsabile globale del settore sport: segue dal punto di vista legale personaggi della caratura di Novak Djokovic, Paulo Dybala e Jürgen Klopp. Il secondo è membro del Board of Directors di European Leagues, che raccoglie 40 leghe di calcio a livello professionistico e rappresenta più di 1000 club in 34 Paesi europei.
La sostenibilità del mondo calcistico
Durante la sessione pomeridiana abbiamo trattato con gli ospiti diversi temi di attualità sportiva, partendo dal concetto di sostenibilità del mondo calcistico. La sostenibilità è una caratteristica che gran parte dei club europei non può vantare, trovandosi in situazioni economico-finanziarie non proprio rosee. Una delle cause imputabili risiede nel sistema stesso, basato su promozioni e retrocessioni, che regala grandi emozioni ai tifosi ma che allo stesso tempo rende il modello calcistico insostenibile nel lungo periodo.
Inoltre, tra i motivi individuati, sono presenti: il costo insostenibile del lavoro, la variabilità del risultato sportivo e la visione a brevissimo termine delle nostre società.
La crisi del calcio italiano
Fortemente connesso a questo discorso è emerso il secondo tema: la crisi del calcio italiano.
Provando ad immaginare una soluzione in grado di arginare le criticità ad oggi presenti, è stata individuata su tutte la necessità di un generale miglioramento del prodotto, a partire dall’innovazione degli stadi, dei terreni, delle riprese e dell’equilibrio competitivo, riducendo il numero delle squadre professionistiche.
Strettamente connessa ai temi della mattinata è emersa anche la necessità di una maggiore managerialità e strutturazione dei club, trattandoli come aziende e non come società sportive.
Proprietà straniere e fondi di investimento
Infine, è stato affrontato il tema delle proprietà straniere e dei fondi di investimento, fenomeno sempre più diffuso e che porta con sé vantaggi e svantaggi.
Generalmente le proprietà straniere sono strutture con buon equilibrio, con una visione di più lungo periodo rispetto le proprietà italiane, che tendono a dare molta importanza alla parte sportiva a discapito della componente gestionale.
Questo differente approccio impatta anche sulla gestione dei calciatori da parte dei diversi club: i rapporti con un fondo di investimento saranno sicuramente diversi da quelli che si creavano in passato con i grandi mecenati.
I fondi di investimento hanno una cultura imprenditoriale più propensa all’investimento e con maggior attenzione ai ricavi. Infatti il profitto non è strettamente determinato alla compravendita dei giocatori, ma da altri fattori che possono portare la squadra a rendere di più soprattutto nel lungo periodo.
Tanti i temi trattati nel corso della giornata: ciò che ci portiamo a casa è un punto di vista più critico e profondo in merito alle dinamiche aziendali e la possibilità di applicare le nozioni e gli strumenti esplicati da KPMG all’interno del mondo sportivo. In particolare, il modello calcistico, che ha ampi margini di miglioramento ma allo stesso tempo necessita di interventi tempestivi e mirati, volti a salvaguardare un sistema ormai in crisi.
Articolo redatto da Daniele Smeraldi e Samuele Passarella, studenti della XVIII edizione del Master SBS.