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Sport e Longevity Economy: la rivoluzione over 50 nello sport

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Sport e Longevity Economy: la rivoluzione over 50 nello sport

Come lo sport risponde al target over 50 con servizi, centri, tecnologie e programmi dedicati per una vita attiva e longeva.

Indice

  1. Introduzione
  2. Longevity Economy: uno scenario demografico in cambiamento
  3. Active Aging: i benefici dello sport dopo i 50 anni
  4. Servizi e centri “over 50 friendly”: programmi e casi di studio
    • Silver Fit: sport sociale e prevenzione per la terza età
    • Il settore privato: l’esempio di Virgin Active
  5. Innovazione e tecnologie per gli atleti senior (AR, VR e oltre)
  6. Il ruolo delle istituzioni sportive: dal CONI alle iniziative europee
  7. Conclusioni
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Introduzione

Non sorprende più vedere sessantenni e settantenni correre maratone o seguire corsi di yoga in palestra. I capelli d’argento affollano le piste ciclabili e le sale fitness, dimostrando che la passione per lo sport non ha età. Questo cambiamento demografico e culturale sta guidando una rivoluzione ispirazionale nel mondo dello sport business.

Il crescente numero di persone over 50 – più attive, longeve e con maggiore capacità di spesa – rappresenta una sfida e un’enorme opportunità. Siamo entrati nell’era della Longevity Economy, dove l’industria dello sport risponde con nuovi servizi, centri specializzati, programmi su misura e perfino tecnologie innovative per coinvolgere gli over 50 in uno stile di vita sano e dinamico.

In questo articolo esploriamo come lo sport business sta abbracciando il pubblico della terza età con iniziative dedicate, esempi concreti (dal progetto Silver Fit alle palestre Virgin Active, fino al ruolo del CONI) e dati che testimoniano un trend inarrestabile. Scopriremo anche concetti chiave – come Longevity Economy e realtà aumentata nello sport – e perché investire sul benessere degli over 50 è diventato fondamentale non solo per il business, ma per la società intera.

 

Longevity Economy: uno scenario demografico in cambiamento

Il termine Longevity Economy (economia della longevità) si riferisce all’ecosistema economico nato attorno alla popolazione che vive vite sempre più lunghe e attive. In altre parole, è l’economia costruita su prodotti e servizi pensati per rendere la vita delle persone longeve – ormai quasi centenarie – più confortevole, gestibile e sana.
Questa evoluzione concettuale supera la tradizionale “Silver Economy” (incentrata solo sugli anziani come destinatari di cure) e abbraccia una visione più ampia e positiva dell’invecchiamento attivo.
Non a caso, i ricercatori invitano a passare dal termine silver (che ha una connotazione passiva) a longevity, puntando non solo a vivere più a lungo, ma a vivere meglio e da protagonisti.

 

I numeri della Longevity Economy

I dati confermano che stiamo vivendo un cambiamento epocale. Entro il 2050 gli over 65 costituiranno circa il 25% della popolazione in Europa (era il 9% nel 2019) e addirittura oltre un terzo in Italia.
Il nostro Paese, già oggi tra i più “anziani” al mondo, registra il primato globale per quota di spesa effettuata dagli over 50 (ben il 67,7% del totale). Questo significa che più di due terzi dei consumi in Italia provengono da persone sopra i 50 anni – un dato che apre enormi opportunità di business.

Su scala mondiale, le persone over 50 contribuiscono a circa 45 trilioni di dollari di PIL, cifra che raddoppierà a 96 trilioni nel 2050. Se la Silver Economy fosse una nazione, sarebbe la terza economia del pianeta (dopo USA e Cina) con un valore stimato di 5,7 biliardi di euro nel 2025.
Questi numeri evidenziano un paradigma shift: la Longevity Economy è già realtà e crescerà ancora, intrecciando salute fisica, mentale, sociale e finanziaria di una società che si prepara a vite più lunghe.

Dal punto di vista demografico, l’Italia è un laboratorio ideale di questo trend. L’età media nel nostro Paese è la più alta d’Europa (46,5 anni nel 2023) e si stima che nel 2100 sarà di 53,6 anni.
Insieme all’aumento dell’aspettativa di vita, sta cambiando il concetto stesso di “anzianità”: gli over 60 di oggi sono spesso attivi, digitalizzati e desiderosi di mantenersi in forma. Nasce così un nuovo target di consumatori sportivi, con esigenze specifiche ma anche con tempo e risorse da dedicare al benessere.

 

Active Aging: i benefici dello sport dopo i 50 anni

In parallelo alla rivoluzione demografica, è emerso il concetto di Active Aging (invecchiamento attivo): rimanere attivi e impegnati è la chiave per vivere più a lungo in salute. La scienza conferma che l’esercizio fisico è la “terapia” più naturale e potente per una buona qualità di vita nella terza età. Studi recenti assicurano che non esiste nulla di meglio dell’attività motoria regolare per garantire benessere agli anziani.

Infatti, le persone fisicamente attive hanno minor rischio di malattie cardiocircolatorie, ipertensione, diabete e obesità, e l’attività fisica aiuta a mantenere ossa, muscoli e articolazioni in salute, riducendo ansia e depressione. Non è solo uno slogan: secondo il CDC statunitense, 4 su 5 delle più costose malattie croniche dopo i 50 anni possono essere prevenute o gestite attraverso uno stile di vita attivo.
In altre parole, muoversi regolarmente allunga la vita e, soprattutto, allunga la vita sana.

Oltre ai benefici medici, lo sport in età matura ha un impatto sociale ed emotivo. Partecipare ad attività di gruppo – dalla ginnastica dolce al trekking – combatte l’isolamento e favorisce la socializzazione, due fattori cruciali per un invecchiamento sereno. Sentirsi parte di una squadra o di una comunità sportiva alimenta l’autostima e dà un senso di scopo anche dopo il pensionamento.
In Italia, istituzioni come il CONI parlano esplicitamente di sport come strumento di prevenzione sanitaria e coesione sociale per gli over 65. L’investimento nello sport senior non è dunque solo una spesa sanitaria evitata, ma un guadagno in termini di partecipazione e felicità collettiva.

 

Servizi e centri “over 50 friendly”: programmi e casi di studio

Per rispondere alle esigenze di questa nuova generazione di senior attivi, il settore sportivo sta adattando la sua offerta. Nascono servizi e centri “over 50 friendly”, ovvero progettati a misura di persone mature, con programmi specifici, personale formato e ambienti accoglienti.
Dalle palestre che offrono corsi di ginnastica dolce, yoga e Pilates per over 60, alle piscine con fasce orarie dedicate, fino ai gruppi di cammino per la terza età: l’idea è di creare contesti dove chi ha 50, 60 o 70 anni si senta a proprio agio nell’allenarsi, evitando sia il rischio di infortuni sia l’imbarazzo di doversi confrontare con atleti molto più giovani.

Un elemento chiave di questi servizi è la personalizzazione. Ad esempio, molte palestre offrono valutazioni fitness specifiche per i nuovi iscritti senior, con programmi di allenamento adattati al livello di forma fisica, eventuali patologie e obiettivi individuali (che spesso includono migliorare l’equilibrio, la mobilità o la forza per le attività quotidiane).
Anche la figura del trainer si evolve: sempre più istruttori sono formati in Scienze Motorie con competenze geriatriche, capaci di modulare esercizi e monitorare attentamente la sicurezza degli utenti più anziani.

Vediamo ora due esempi concreti di come questa attenzione agli over 50 si realizza nella pratica: uno dal mondo dello sport sociale e pubblico (Silver Fit) e uno dal settore privato (Virgin Active).

Silver Fit: sport sociale e prevenzione per la terza età

Un caso emblematico è il progetto Silver Fit – Prevenzione in Movimento, nato in Liguria e ormai modello a livello nazionale. Lanciato inizialmente a Genova nel quadro di Genova 2024 Capitale Europea dello Sport, Silver Fit ha offerto corsi gratuiti di attività motoria per over 65 in diversi quartieri della città. I numeri del primo anno di attività sono sorprendenti: 660 partecipanti con un’età media di 76 anni hanno aderito al programma.
Le lezioni – tenute da istruttori qualificati del Centro Sportivo Italiano e della Scuola dello Sport CONI – comprendevano ginnastica dolce, esercizi di equilibrio, camminate di gruppo e altre attività adattate. Oltre all’allenamento fisico, ogni sessione puntava a creare momenti di aggregazione, socialità e informazione su stili di vita sani, in un’atmosfera sicura e motivante.

I risultati sono stati tali che Silver Fit è diventato un modello da esportare. “I risultati straordinari ottenuti… hanno portato il CSI a voler replicare il modello Silver Fit in tutta Italia” dichiara Alessandra Bianchi, assessore allo Sport di Genova.
In poco tempo, infatti, il progetto è cresciuto: gli hub attivi sul territorio ligure sono passati da 9 a 15, e altre regioni stanno adottando iniziative simili. Silver Fit ha dimostrato in concreto come lo sport possa contrastare il processo di invecchiamento, favorendo prevenzione sanitaria e creando comunità attive.

Durante un evento celebrativo a Palazzo Ducale, decine di partecipanti – con magliette Silver Fit – si sono esibiti in un flash-mob gioioso, incarnando quei valori di inclusione e vitalità che il progetto promuove. “La miglior risposta a chi ci diceva che lo sport nella terza età non serve”, ha concluso l’assessore Bianchi, sottolineando come iniziative del genere siano da moltiplicare.

Silver Fit è un esempio di successo nel contesto pubblico/associativo, ma anche il settore privato del fitness sta rispondendo al trend della Longevity Economy.

Il settore privato: l’esempio di Virgin Active

Tra le grandi catene internazionali di fitness, Virgin Active – presente con decine di club in Italia – si è distinta nel riconoscere il potenziale del target over 50. Nei suoi centri, noti per l’innovazione e la qualità, Virgin Active ha introdotto una serie di programmi e agevolazioni per i senior.

Ad esempio, molti club offrono classi specifiche per fasce d’età mature: sessioni di stretching dolce, corsi di yoga “Silver”, circuiti in acqua a basso impatto e allenamenti di forza adattati. L’obiettivo è aiutare i clienti non più giovanissimi a mantenersi in forma in modo sicuro, divertente e socializzante. Non manca la consulenza nutrizionale e fisioterapica per affrontare i piccoli acciacchi dell’età.

Virgin Active, in partnership con programmi di wellness aziendale, ha persino realizzato contenuti on-demand per utenti over 65: video lezioni di ginnastica dolce, Pilates e perfino allenamenti di equilibrio, fruibili da casa (iniziativa rivelatasi preziosa durante la pandemia).
In alcuni mercati esteri, l’azienda collabora con assicurazioni sanitarie per offrire sconti agli over 65 sugli abbonamenti, riconoscendo che incentivare l’attività fisica in questa fascia d’età produce benefici tangibili in termini di salute pubblica. Anche se in Italia non esiste un “abbonamento pensionati” ufficiale, Virgin Active propone formule flessibili e attenzione alle esigenze di chi, ad esempio, preferisce allenarsi in orari diurni meno affollati.

L’impegno di Virgin Active rispecchia una tendenza più ampia: nel mondo delle palestre commerciali si passa da un marketing focalizzato solo sui giovani palestrati a una proposta di “social wellness club” per tutte le età. Strutture accessibili (niente barriere architettoniche, spogliatoi confortevoli), istruttori formati per lavorare con clienti senior e un ambiente inclusivo sono diventati elementi di valore aggiunto.

In sintesi, l’industria del fitness sta comprendendo che gli over 50 non sono più una nicchia marginale, ma il cuore di una Longevity Economy disposta a investire in salute, prevenzione e benessere.

Sport e Longevity Economy: la rivoluzione over 50 nello sport

Innovazione e tecnologie per gli atleti senior (AR, VR e oltre)

L’onda della Longevity Economy non riguarda solo corsi e centri dedicati: la tecnologia sportiva sta giocando un ruolo cruciale nel rendere l’attività fisica accessibile e stimolante anche in età avanzata. Termini come realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) sono entrati nel vocabolario dello sport wellness per senior, aprendo scenari fino a ieri impensabili.

Realtà aumentata e realtà virtuale nello sport senior

Ma cosa intendiamo per realtà aumentata nello sport? In breve, si tratta di tecnologie che sovrappongono elementi digitali interattivi al mondo reale durante l’attività sportiva. Ad esempio, tramite visori o anche semplici tablet/smartphone, è possibile visualizzare in tempo reale informazioni aggiuntive mentre ci si allena: immagini 3D che mostrano la corretta postura, “allenatori virtuali” che forniscono feedback, o scenari immersivi per rendere più coinvolgente l’esercizio. La realtà virtuale spinge oltre, creando ambienti completamente simulati in cui l’utente viene immerso durante l’attività.

Se queste tecnologie fanno già parte dell’allenamento degli atleti professionisti e dell’entertainment per i fan, oggi trovano applicazione anche per gli over 50. Un esempio concreto è la Telecyclette, un dispositivo sperimentale sviluppato in Italia: combina una cyclette tradizionale con un visore VR collegato a una videocamera 360° su una bicicletta reale all’esterno.
In pratica, un anziano ospite in una RSA può pedalare nella sua stanza ma vedere e sentire in tempo reale la pedalata all’aperto fatta da un familiare o operatore su un percorso reale. I risultati preliminari sono molto positivi: in uno studio su un gruppo di ultraottantenni non autosufficienti, l’uso della Telecyclette ha portato benefici fisici e psicologici, trasformando la riabilitazione in un momento di evasione mentale e riconnessione col mondo esterno.
Questo tipo di realtà virtuale applicata consente agli anziani di superare barriere fisiche (come l’impossibilità di uscire) e rivivere sensazioni di normalità – il vento in faccia, il panorama – mentre fanno movimento.

Anche la realtà aumentata può aiutare nell’allenamento funzionale: esistono prototipi di occhiali AR che proiettano segnali visivi per guidare l’utente negli esercizi (ad esempio indicando il ritmo di camminata o segnalando se la postura è errata).
Giochi attivi come quelli su console Nintendo Wii o più recenti sistemi con sensori di movimento hanno già dimostrato di saper coinvolgere molto gli anziani, al punto da essere usati in centri di riabilitazione per migliorare equilibrio e coordinazione divertendosi.

L’exergaming (ginnastica sotto forma di gioco) è oggi considerato un valido approccio per motivare anche i più sedentari: basti pensare al successo di app come Pokémon GO che ha portato tante persone, anche non giovanissime, a camminare quotidianamente esplorando il territorio in realtà aumentata.

Wearable, dati e personal trainer digitali

Oltre AR/VR, l’innovazione comprende i wearable device e le piattaforme digitali. Molti over 50 adottano con entusiasmo smartwatch e fitness tracker per monitorare i propri passi, la frequenza cardiaca e le calorie bruciate. Questi dati aiutano a gestire in modo informato la propria attività fisica e a prevenire eccessi.
Alcune compagnie hanno sviluppato app specifiche per senior, che inviano promemoria per fare esercizi di stretching ogni ora, o propongono sessioni di allenamento su misura in base alle condizioni di salute inserite dall’utente.

In palestre all’avanguardia compaiono macchinari “intelligenti” con interfacce semplificate e feedback immediato: per esempio, un tapis roulant che regola automaticamente la velocità ottimale per l’utente over 60 in base al suo passo e al battito cardiaco. Oppure strumenti di muscolazione dotati di pistoni a resistenza variabile controllati da software, che permettono di fare forza senza sovraccaricare le articolazioni (ideali per chi soffre di artrite).

L’intelligenza artificiale gioca un ruolo emergente: immaginate un personal trainer virtuale che, attraverso la videocamera dello smartphone, corregge in tempo reale gli esercizi fatti a casa da una persona anziana, elogiandola o suggerendo adattamenti. Non è fantascienza ma qualcosa di già tecnicamente possibile con algoritmi di pose estimation e che vedremo diffondersi via via che la domanda di coaching a distanza crescerà nella Longevity Economy.

Va sottolineato che tecnologia non significa disumanizzare l’attività sportiva, anzi. Per gli over 50 spesso la componente umana (il rapporto con l’istruttore, la chiacchiera con i compagni di corso) è fondamentale. Le innovazioni migliori quindi sono quelle che integrano l’aspetto umano: ad esempio app che collegano tra loro gli utenti senior per camminare “virtualmente insieme” ognuno nel proprio quartiere, o piattaforme che premiano con badge e riconoscimenti le piccole grandi imprese sportive dei partecipanti di una comunità online, creando motivazione e senso di appartenenza.

L’Active Aging 2.0 insomma unisce high-tech e high-touch, tecnologia e contatto umano, per mantenere gli anziani attivi, sicuri e connessi.

 

Il ruolo delle istituzioni sportive: dal CONI alle iniziative europee

La risposta alla sfida della Longevity Economy nello sport non poteva prescindere dal coinvolgimento delle istituzioni e organizzazioni sportive. In Italia, il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e gli Enti di Promozione Sportiva hanno avviato da tempo programmi mirati alla terza età, riconoscendo nello sport un fattore chiave di invecchiamento attivo. Abbiamo visto l’esempio del CONI Liguria con Silver Fit, ma ve ne sono molti altri su scala locale e nazionale.

Ad esempio, in Molise il CONI regionale porta avanti da anni il progetto “Anni in Movimento”, un laboratorio itinerante di benessere per over 65 con ginnastica dolce e stretching, mirato a rallentare il declino fisiologico e promuovere socialità. Dopo la pausa forzata dalla pandemia, il progetto è ripartito coinvolgendo un numero crescente di comuni, a dimostrazione che la domanda di sport nella terza età è in forte crescita.
Iniziative simili esistono in molte regioni: corsi per anziani organizzati da UISP, AICS e altre realtà di promozione sportiva, spesso in collaborazione con ASL e assessorati alla salute. Questi programmi tendono a essere gratuiti o a costi simbolici, proprio per abbattere ogni barriera economica alla partecipazione.

Le istituzioni sottolineano spesso un doppio beneficio: da un lato ridurre la spesa sanitaria futura (una popolazione anziana più in salute pesa meno sul sistema sanitario), dall’altro migliorare la qualità della vita di queste persone ora, integrandole nella comunità.
Non a caso l’Unione Europea promuove da tempo l’Active Ageing. Già nel 2012 l’UE lanciò l’Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, mettendo in luce buone pratiche tra cui lo sport.

Più di recente, programmi come Erasmus+ Sport hanno finanziato progetti transnazionali per scambiare esperienze sull’attività fisica adattata agli anziani. Organizzazioni come la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno pubblicato linee guida dettagliate sull’attività fisica per over 65, raccomandando almeno 150 minuti a settimana di esercizio aerobico moderato più attività di rafforzamento muscolare ed equilibrio.

Un altro attore importante è il settore sanitario e assistenziale: sempre più case di riposo, centri diurni per anziani e ambulatori di medicina sportiva attivano collaborazioni con istruttori sportivi e chinesiologi per portare l’esercizio fisico anche a chi ha limitazioni funzionali. Si va dalla “palestra della terza età” inserita dentro l’ospedale (per seguire chi esce da percorsi di riabilitazione cardiologica, ad esempio) fino alle sessioni di attività motoria adattata nei centri sociali di quartiere. Questa integrazione tra ambito sanitario e sportivo rappresenta una frontiera cruciale: l’attività fisica viene prescritta come una vera medicina preventiva, e lo sport entra nelle politiche di welfare locale.

Infine, va menzionato il contesto internazionale di eventi sportivi per senior che aumentano di popolarità. Esistono competizioni come i Masters Games o gli European Masters Championships in cui atleti “over” competono in varie discipline, dimostrando che la passione sportiva può proseguire ben oltre la gioventù. Questi eventi, sostenuti da federazioni e governi locali, diffondono un potente messaggio culturale: non si è mai troppo vecchi per lo sport. E dietro l’entusiasmo di chi gareggia a 70 anni c’è un importante indotto: training camp, viaggi, attrezzature speciali – tutti aspetti di un nuovo mercato sportivo per senior.

 

Conclusioni: sport, longevità e una call to action per il futuro

La Longevity Economy applicata allo sport ci insegna che stiamo vivendo una nuova età dell’oro per l’attività fisica nella terza età. Quello che fino a pochi decenni fa era un territorio quasi inesplorato – il fitness per over 60-70 – è oggi un settore in fermento, con iniziative ispiratrici e opportunità di crescita per professionisti e imprese. Abbiamo visto come città e associazioni illuminanti abbiano creato programmi come Silver Fit per coinvolgere centinaia di anziani, shakerando stereotipi e dimostrando che il movimento è possibile e gioioso a ogni età.
Abbiamo osservato la risposta delle palestre e dei brand sportivi, che iniziano a parlare il linguaggio di tutte le generazioni, adattando servizi e comunicazione. Abbiamo gettato uno sguardo alle innovazioni tecnologiche che potranno rendere l’allenamento ancora più inclusivo, sicuro e motivante per chi è più avanti negli anni.

Questa trasformazione è tanto una necessità quanto un’opportunità. Necessità, perché l’invecchiamento della popolazione è una realtà ineluttabile e dobbiamo ripensare i modelli di benessere: non si tratta solo di curare le malattie ma di prevenire e mantenere le persone attive e felici il più a lungo possibile. Opportunità, perché chi saprà offrire soluzioni efficaci a questa fascia di pubblico avrà un vantaggio competitivo enorme in un mercato in espansione.
L’industria dello sport business può trovare nuovi segmenti di clientela, nuovi format di eventi (perché non pensare a gare non competitive aperte agli over 70?), nuovi prodotti (abbigliamento tecnico disegnato per le esigenze dei senior, integratori specifici, attrezzature ergonomiche) e persino nuove professioni specializzate.

La call to action dunque è rivolta a tutti gli attori del settore: dirigenti sportivi, imprenditori, formatori, innovatori. È il momento di investire creatività e risorse nello sport per la longevità.
Questo significa:

  • formare più istruttori esperti di attività adattata, significa progettare città con spazi sicuri dove gli anziani possano camminare e fare esercizio (parchi con percorsi vita, ecc.)
  • comunicare in modo rispettoso ed entusiasmante, mostrando modelli positivi di senior in movimento
  • promuovere politiche pubbliche che sostengano queste iniziative (voucher sportivi per over 65, convenzioni palestre-medici di base, ecc.) perché l’impatto va ben oltre il singolo individuo: una società di persone che invecchiano bene è una società più ricca, inclusiva e sostenibile

In definitiva, sport e Longevity Economy formano un binomio vincente su cui vale la pena puntare. Che tu sia un giovane appassionato di sport business o un professionista del settore, guardare a questo “nuovo” pubblico con attenzione e creatività potrebbe fare la differenza nella tua carriera e, al tempo stesso, migliorare la vita di milioni di persone. La partita è aperta: i “giovani di ieri” aspettano solo di essere coinvolti nel gioco.

E tu, sei pronto a cogliere questa sfida? La rivoluzione over 50 nello sport è appena iniziata – partecipiamo tutti, con energia e visione, a costruirla!

 

Questo articolo è stato realizzato con il supporto di ChatGPT e le immagini sono state generate con Midjourney.

 

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