“Il Paese che sogno investe su cultura e sport” – Luca Pancalli
Luca Pancalli ha raccontato agli studenti del Master SBS l’evoluzione dello Sport Paralimpico in Italia con la passione di chi racconta la propria storia.
Nuotatore della Nazionale Italiana in quattro edizioni dei Giochi Paralimpici tra il 1984 e il 1996, dal 2000 Presidente della FISD (Federazione Nazionale Sport Disabili) e dal 2005 del CIP (Comitato Italiano Paralimpico).
Le radici delle discipline paralimpiche
Le radici delle discipline paralimpiche affondano nel terreno del secondo dopoguerra, quando il dottor Ludwig Guttmann propose per la prima volta la riabilitazione dei reduci bellici attraverso lo sport.
Teatro fondamentale di questa evoluzione anche l’Italia, ospitante dei primi Giochi paralimpici a Roma 1960 e portabandiera in Europa e nel mondo della sistematizzazione e l’istituzionalizzazione delle federazioni paralimpiche.
La FISD
La FISD entra a far parte del CONI nel 1987, come Federazione che si occupa della gestione di tutte le discipline sportive praticate da persone con disabilità.
Un’organizzazione troppo ampia, che non dà la possibilità di acquisire le competenze necessarie per la gestione di ciascuna disciplina con le sue particolarità.
Per questo viene organizzata in dipartimenti che iniziano ad entrare in contatto con le Federazioni delle rispettive discipline.
Il CIP
Nel 2003 la FISD viene riconosciuta dallo Stato italiano come confederazione con poteri, compiti e prerogative analoghe a quelle del CONI diventando nel 2005 Comitato Paralimpico Italiano, riconosciuto nel 2017 come ente di diritto pubblico.
Ultimo grande risultato, che entrerà in vigore a breve, quello che dà la possibilità agli atleti paralimpici di far parte dei Gruppi Sportivi delle Forze dell’Ordine.
Un’evoluzione che denota una gestione strategica da parte del CIP, guidata da una chiara visione: puntare i riflettori sugli sport paralimpici per portarli allo stesso livello di considerazione, riconoscimento e dignità degli sport olimpici.
Cambio culturale
Una visione che si applica al mondo dello sport come a quello della cultura, due aspetti che l’avvocato Pancalli ci racconta come elementi che si influenzano reciprocamente e maturano parallelamente.
Bisogna purtroppo ricordare che gli sport Paralimpici non hanno sempre avuto la notorietà che hanno oggi, anche a fronte degli ottimi risultati ottenuti negli ultimi Giochi di Tokyo.
Fino al 2000 si parlava di atleti disabili o handicappati, l’atleta era spesso aggettivato con la sua disabilità. L’obiettivo collaterale del progetto del CIP è stato anche quello di utilizzare lo sport come elemento unificante.
Che aiutasse a cambiare la percezione delle persone con disabilità nella cultura del paese come nello sport.
Per questo motivo si rende fondamentale un altro asset del CIP, quello della promozione dello sport paralimpico nelle scuole, nelle università e nell’ambito socio-sanitario.
Riflessioni finali
L’avvocato Pancalli lascia alcuni spunti di riflessione importanti a noi studenti del Master SBS.
Innanzitutto il ruolo del manager, sportivo e non. Inteso come sforzo nell’avere una visione complessa, non solo sui risultati della propria organizzazione ma anche sugli impatti che l’azienda ha sul sistema territoriale.
E poi l’importanza:
- della crescita culturale di un Paese, della quale lo sport può essere portatore in quanto elemento attrattore;
- dello sport come diritto di tutti, obiettivo per il quale è fondamentale lavorare e lottare;
- dei valori, che devono essere una guida nello sport, nella vita e nel lavoro.
Articolo di Cecilia Zanotta
Studentessa della XVII Edizione
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